L'attuale situazione drammatica che stiamo vivendo pone numerosi interrogativi in merito a varie questioni che riguardano l'ormai arcinoto virus. Molte delle domande che quotidianamente ci poniamo non sempre ricevono risposte soddisfacenti, in alcuni casi addirittura si genera ulteriore confusione dovuta alla superficialità con cui si affrontano determinati argomenti.
In aggiunta a tutto ciò anche le autorità di governo, con una gestione spesso confusionale ed approssimativa, non contribuiscono a fare chiarezza. Indubbiamente tutti ci siamo trovati a dover affrontare una situazione che mai avremmo pensato di dove fronteggiare e quindi la sensazione di spaesamento può essere in parte giustificata.
In questa sede si cerca di fare chiarezza in merito a pochi aspetti.
Innanzitutto cosa è un virus?
Il virus è un organismo che parassita un determinato ospite, ossia per vivere deve farsi strada all'interno di una cellula e sfruttarne l'organizzazione per duplicarsi e sopravvivere. In tale modo, le particelle virali neoformate sono in grado di fuoriuscire dalla cellula ed infettare le altre nelle vicinanze. I modi con cui i virus in generale danno luogo ad infezione possono essere vari ed ognuno diverso dall'altro, sfruttando le capacità specifiche tipiche di ogni ceppo virale.
Ciò vuol dire che un virus nell'ambiente non riesce a resistere?
Anche qui cautela.
In generale la risposta scolastica è no, mentre la risposta scientifica è che la sopravvivenza di un ceppo virale all'esterno della cellula (nell'ambiente, nell'aria che respiriamo, su una superficie, ecc) è legata alle caratteristiche del virus stesso.
Nella fattispecie del Covid ci sono stati degli studi specifici ed altri in programma che tentano di stabilirne una durata di permanenza nell'ambiente. Sono studi che ci danno una idea del comportamento del virus, ma che non possono fornire ampie certezze poichè ci si trova a studiare qualcosa di nuovo.
Quindi verrebbe da chiedere: "possibile che questo virus non fosse conosciuto prima dell'esplosione della pandemia?"
E qui si entra in un ambito più complesso.
Avrete sicuramente sentito dire che è un virus "nuovo", "sconosciuto" et similia. Proviamo anche qui a fare un poco di chiarezza.
Il ceppo virale del Covid, ossia la famiglia di virus a cui appartiene, è ampiamente nota da moltissimo tempo, tanto per dirne una, appartiene allo stesso ceppo della SARS che qualcuno sicuramente ricorderà per essere stato uno dei tanti virus da "pandemia televisiva", ma che poi nella realtà ha avuto pochissimo impatto.
Quale è la differenza?
La differenza sta in una mutazione del Covid.
I virus mutano?
Quindi un eventuale vaccino non avrebbe efficacia se un virus è in grado di mutare?
Calma e sangue freddo.
I virus hanno la capacità di mutare, e questo è un dato assodato, e lo dimostra semplicemente il fatto che ogni anno si ha a disposizione un vaccino anti-influenzale che teoricamente dovrebbe bloccare l'infezione virale in base al tipo di virus che viene a turbare la nostra quiete.
Alcuni ceppi mutano con una frequenza molto alta, ma fortunatamente non sono in grado di attaccare l'uomo, o anche se accadesse non avrebbero effetti dannosi rilevanti. Altri ceppi, ed è questo il nostro caso, possono occasionalmente mostrare mutazioni non ancora note, alle quali è quindi difficile rispondere prontamente con un vaccino.
Infatti un vaccino per il Covid non è ancora presente, ci sono studi in atto ovviamente, ma non ci sarà disponibilità in tempi brevi.
Dipende da come lo si viene a strutturare.
Come funziona un vaccino?
Per creare un vaccino, deve essere individuata una porzione del virus da attaccare (una proteina, una porzione specifica di DNA o di RNA, un polisaccaride, ecc). Una volta individuata si isola questa porzione di virus e la si mette a contatto con un sistema anticorpale, tipicamente si inocula in un animale da laboratorio che possa mimare la fisiologia dell'uomo (sperimentazione animale).
Se la particella virale produce una risposta del sistema immunitario contro se stessa, allora sapremo di essere sulla strada giusta.
Questa particella virale, in fase di studio, deve essere scelta molto accuratamente, infatti:
- deve essere inerte, ossia non deve assolutamente scatenare l'infezione
- non deve essere soggetta a frequente mutazione
Questo è intuitivo.
Il senso di utilizzare un vaccino è quello di prevenire l'eventuale infezione, quindi non posso iniettare una particella che di per se da sola scateni l'infezione.
Così come non avrebbe senso iniettare una particella soggetta a mutazione, poichè, a contatto col sistema immunitario, si creerebbero degli anticorpi rivolti contro di essa, ma magari se si viene a contatto col virus reale dopo qualche tempo potrebbe accadere che questo sia mutato, rendendo inutili gli anticorpi che si sono venuti a formare.
Pertanto gli argomenti, come potete vedere, sono molto complessi.
Ci riproponiamo di affrontarli anche in seguito con più dettagli ed in base agli sviluppi della ricerca inerente.
Qui si è cercato di trattare con semplicità aspetti che meriterebbero pagine e pagine di approfondimenti, cercando di rendere fruibili nozioni un pò ostiche ai più (a volte anche agli addetti ai lavori, per non dire degli addetti alla comunicazione...).
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